Mai come in questo ultimo anno, aprire un e-commerce è diventato un’opportunità utile alla crescita del proprio business. In questo 2020, così particolare e
a volte difficile, passato tra un lockdown e un altro, la situazione per molti commercianti e ristoratori è stata spesso drammatica.
Nonostante le numerose difficoltà, il mondo digitale ha donato una speranza a molti lavoratori, creando nuove opportunità per gli imprenditori più intraprendenti. Lo strumento che è stato utilizzato maggiormente e che ha rappresentato l’ancora di salvezza per molte attività (non solo per il piccolo negozio di quartiere) è stato proprio l’e-commerce.
Cos’è un e-commerce?
Uno negozio online per definizione rappresenta “lo svolgimento di attività commerciali per via elettronica, basato sull’elaborazione e la trasmissione per via elettronica di dati tra cui testo suoni ed immagini video, comprende attività molto diverse, come la commercializzazione di merci e di servizi”. Come possiamo notare, la definizione è alquanto generica perché effettivamente raggruppa moltissime categorie di beni e servizi.
La normativa che regola gli shop online: vediamola insieme
Anche la normativa è spesso molto generica, per questo motivo, quando parliamo di shop online, è bene fare riferimento alla regolamentazione prevista per le fattispecie analoghe. Possiamo individuare due classi ben distinte:
Commercio Elettronico diretto: ossia cessioni virtuali di servizi in cui la rete elettronica è utilizzata dall’acquirente per concludere la transazione, scaricare telematicamente il prodotto acquistato nella forma digitale ed eseguire il pagamento.
Commercio Elettronico indiretto: ossia cessioni di beni materiali in cui la rete elettronica è utilizzata per concludere la transazione e per eseguire il pagamento, ma il bene viene spedito utilizzando il sistema dello scambio per corrispondenza.
Come si apre un e-commerce?
Ma passiamo al lato pratico. Dal punto di vista amministrativo, come è possibile aprire un e-commerce? Portare la vendita dei propri prodotti e servizi online è abbastanza semplice, non sono necessarie particolari autorizzazioni (salvo beni o servizi particolari come bevande alcooliche o servizi assicurativi), ma gli adempimenti necessari sono i seguenti:
L’apertura della partita iva o l’inserimento di una nuova attività con codice ateco 47.91.10 (commercio al dettaglio di qualsiasi prodotto effettuato via internet);
L’iscrizione o variazione con ampliamento alla CCIAA;
L’iscrizione INPS alla gestione commercianti;
Pratica SCIA per autocertificazione comunale (anche se non sempre quest’ultima è richiesta);
Iscrizione al registro VIES per gli scambi intracomunitari.
Ci sono però altri fattori su cui è necessario porre attenzione. Dal punto di vista fiscale, il commercio elettronico viene inquadrato nel modo corretto solo se viene posta attenzione a due elementi fondamentali:
1. La modalità di consegna del bene o del servizio che identifica:
e-commerce diretto come prestazione di servizi
e-commerce indiretto come cessione di beni
2. I soggetti che partecipano all’operazione elettronica, per una corretta individuazione delle operazioni ai fini IVA, e si può identificare in:
Rapporti tra soggetti passivi (B2B)
Rapporti tra soggetti passivi d’imposta e soggetti privati (B2C)
Rapporti tra due soggetti privati (Peer to peer o C2C)
Da qui è poi possibile disegnare su misura l’inquadramento fiscale ed amministrativo più corretto per accedere ad un nuovo modo di fare business.
Ti siamo state utili? Ti ricordiamo che puoi trovare maggiori approfondimenti sull’argomento a questo link: ARTICOLO
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